lunedì 31 ottobre 2011

report 26 ottobre

Con un po di ritardo...pubblichiamo il report della settimana scorsa:

Tre pomeriggi decisamente impegnativi in questa settimana!
Abbiamo iniziato con lunedì quando puntuali, come sempre, ci siamo presentate all'Auditorum della CIA per rispondere all'invito della CGIL che invece in ritardo come sempre, ci ha coinvolte in un pianto generale, dal quale sono uscita personalmente con intenti seriamente suicidi.
A parte le battute il fatto é che la condizione morale, economica, politica sociale ecc.ecc di questo paese é talmente disastrosa che nessuno riesce a sottrarsi ad una sorta di Kaddish permanente.
Per finire sull'incontro ha avuto anche punte di interesse, perché, essendo presenti tutti i livelli istituzionali, Parlamente/Cenni, Regione/Ceccobao, Provincia/Pellegrini, Comune/Ceccuzzi abbiamo avuto un quadro pressoché perfetto di cosa si agita in questo momento nei luoghi del potere e delle scelte, traendone però l'immagine di una quasi totale stagnazione, come se tutti fossero un pò all'interno della classica dimensione beckettiana, aspettando Godot che in questo caso altri non é che la caduta del governo Berlusconi. Personalmente ho apprezzato però un linguaggio chiaro, forse perché troppo desolato e desolante il panorama che tentava di descrivere?
Passo al secondo pomeriggio, un martedì freddo e piovoso e il cui grigiore  ha incorniciato le finestrine della sala della giunta dove, come da programma, l'assessora Rosignoli ha incontrato ed ascoltato con tanta pazienza un numeroso gruppo di donne appartenenti a diverse associazioni.
Inizio lento, quasi imbarazzato, tentativi da più parti di capire perché esattamente fossimo lì, fino a che l'impercettibile sensazione di disorientamento inziale é stata piano piano sostituita da vivaci scambi di opinione tra le presenti e tra le presenti e l'assessora. Nelle aspettative la conclusione ovvero l'impegno dell'assessora a formulare quanto prima una ipotesi di struttura della consulta di genere avviandone così la fattiva nascita anche a partire da una dichiarazione di adesione che ciascuna associazione o gruppo le invierà. Se ne riparla dunque tra un pò, ma intanto i lavori di costruzione sono avviati e la neonata creatura comincia a mostrare il suo profilo ecografico. (Oggi sono decisamente in vena di metafore!).
Sarà perchè mi sto preparando a restituire il terzo pomeriggio e qui le cose si fanno davvero difficili.
Secondo me ieri sera abbiamo sfiorato il corto circuito. La responsabilità che ci siamo assunte nel decidere l'iniziativa del 19 novembre, ha mostrato tutto il suo peso. Dal momento della decisione ad oggi infatti gruppo organizzazione e gruppi di lavoro sui tre temi che discuteremo, hanno lavorato alacremente, dedicando tempo sottratto ad altri impegni o semplicemente al classico e meritato riposo.
A questo si aggiunga che lo stiamo facendo senza modelli di riferimento, costruendo passo passo modalità e contenuti, vivendo questa esperienza quindi, nel significato più letterale del termine "acquisizione di conoscenze attraverso il contatto personale con la realtà".
Ci vuole coraggio e determinazione, e altroché se ce lo abbiamo, ci manca talvolta  la capacità di rinunciare ai nostri rispettivi ego che chiedono protagonismo e riconoscimento legittimi, purché non lo facciano a scapito del progetto comune. Sono dinamiche che puntualmente si presentano nei gruppi soprattutto se animati e vivaci come il nostro. Dobbiamo imparare a riconoscerli, prima che producano effetti negativi, rispetto ai quali poi é faticoso ed incerto il recupero.
Ieri sera, alle 21, quando ci siamo salutate, con volti e sguardi segnati dalla fatica e dall'intensità del confronto, abbiamo certamente segnato un punto a favore di tutte, avendo trovato punti di mediazione accettabili sia rispetto alle aspettative e al lavoro, in particolare del gruppo organizzazione, sia rispetto alla qualità dell'iniziativa nel suo complesso. Nutriamoci di questa modestissima vittoria..... 
Ci vediamo mercoledì 2 novembre ore 17,30. Buon lavoro a tutte, comunque sempre vostra Albalisa

giovedì 27 ottobre 2011

La censura italiana a difesa delle madri "normali"

Pubblichiamo il comunicato del comitato promotore SNOQ sulla censura che ha colpito il film di Cristina Comencini "Quando la notte", nelle sale da domani 28 ottobre.

La VII commissione per la revisione cinematografica del Ministero dei Beni Culturali ha posto il divieto di visione ai minori di 14 anni per Quando la notte, il film di Cristina Comencini previsto in sala dal 28 ottobre.
Questa la motivazione ufficiale: ” la violenza della madre sul suo bambino è inquietante perché trattasi di una madre normale che, spinta dallo stress, diventa violenta verso il figlio pur non volendolo. Si ritiene che il vuoto della volontà di una madre normale ingenera inquietudine nei  minori di anni 14”.
La decisione, che oggi sarà riesaminata, non è stata raggiunta all’unanimità. Su questo atto sentiamo la necessità di dire la nostra.
La censura operata nei confronti dell’ultimo film di Cristina Comencini “Quando la notte”, in nome di una”maternità normale” al riparo da inquietudini e conflitti, è un segno della chiusura e del degrado culturale del Paese.
Rifiutiamo l’intervento della Commissione Ministeriale che ha imposto il divieto di “Quando la notte” ai minori di 14 anni, motivandolo così: “il vuoto della volontà di una madre normale genera inquietudine”.
Rifiutiamo tali motivazioni per ragioni artistiche, etiche e politiche. Lo stesso uso dell’aggettivo “normale” è un’offesa per tutte le donne.
Il film racconta con coraggio i sentimenti complessi delle madri verso i loro figli. Sostituire alla ricchezza e profondità delle esperienze delle donne un’immagine di presunta normalità è segno di chiusura ottusa.
Forse è proprio quella stessa idea di normalità ad alimentare l’uso violento e volgare di corpi femminili esibiti al cinema e alla TV a tutte le ore e sotto gli occhi di tutti.
Comitato promotore Nazionale SNOQ

martedì 18 ottobre 2011

Maternità, cura e lavoro.

Pubblichiamo un contributo di Sonia Tsevrenis e vi invitiamo a leggere, se non lo avete ancora fatto, l'articolo di Lea Melandri Se la cura di un figlio non fosse più il destino naturale di una donna?, che abbiamo segnalato giorni fa nella finestra News.

Non c’è alcuna traccia di quel rivolgimento della politica che si è prodotto nel tempo ormai storico che ha visto affiorare alla coscienza vicende che si credevano consegnate per sempre alla preistoria della civiltà, all’ordine immutabile della natura e del divino: il rapporto tra i sessi, l’infanzia degli individui, l’amore e la violenza, la nascita, l’invecchiamento, la morte, la cura della vita in tutto ciò che va più vicino al ciclo biologico.
Interrogare oggi la maternità comporta, necessariamente, chiedersi che senso abbia aprire le porte delle istituzioni pubbliche alle donne – parlamenti, partiti, amministrazioni, aziende – quando resta inalterata la loro collocazione, materiale e immaginaria, di madri, mogli, amanti, sorelle, l’appiattimento identitario in una funzione, un ‘genere’ che cancella gli individui, la loro singolarità”

Queste righe venivano scritte da Lea Melandri nel lontano 2005, ma mi sembrano sempre e dolentemente attuali, anzi il divario si è fatto ancora più vasto in questi ultimi anni con i fatti politici e sociali che conosciamo.

Oggi ho letto un’intervista fatta dall’ultimo ‘Venerdì’ (ott.2011) a Linda Laura Sabbadini che dice parlando della ricerca dell’Istat: ”Nel lavoro femminile non si può considerare solo occupazione, disoccupazione e inattività, ovvero la rinuncia a cercare un lavoro, che è il problema delle italiane del Sud.(…) L’approccio di genere in primo luogo guarda se le donne hanno un lavoro, ma indaga contestualmente sul perché non lo hanno, sulla chiave della differenza, che in Italia è il ruolo in famiglia. Le donne single hanno più o meno lo stesso tasso di occupazione degli uomini, un po’ più basso se sono in coppia e senza figli, e ancora di più all’aumentare dei figli. (…)
La divisione dei compiti in famiglia cambia molto lentamente, le ore di lavoro familiare diminuiscono nel tempo ma non perché gli uomini contribuiscano molto di più, ma perché sono sovraccariche e non ce la fanno più (…) Da noi meno della metà delle donne lavora, con la crisi: hanno perso il posto percentualmente più donne che uomini, è peggiorata la qualità del lavoro: calano professioniste e tecniche specializzate, resistono le badanti. “

Queste due citazioni mi sembrano, da prospettive (e date) diverse, specchiarsi l’una nell’altra. In questo lasso di tempo per noi, in Italia, il cammino è stato fatto a ritroso. Per ragionare del lavoro delle donne, del loro ingresso in politica, del loro peso nella società non sii possono ignorare le connessioni esistenti tra maternità, lavoro di cura e il ‘fuori’. Dalla relazione di Carla sull’incontro di Roma viene l’invito a riprendere il discorso sulla maternità che è uno dei fondamentali della nostra condizione.
Costruita nei secoli, dal mito della dea-donna generatrice potente ma sempre ininfluente a livello storico, dalla nascita di Atena dal cervello di suo padre Zeus e di Eva dal costato di Adamo, alla maternità di Maria, madre e vergine, l’immagine della donna è sempre corpo (da riempire), accoglienza dell’altro fino alla morte, complemento dell’uomo in casa, sul lavoro e in politica…

Un gruppo come il nostro – così ricco di diversità intergenerazionali e che si definisce laboratorio politico - non può prescindere dall’approfondire questo binomio (o meglio trinomio): maternità, cura, lavoro, pena limitarsi a sole mobilitazioni di piazza e a difficili discussioni sulla manovra, sulle proposte economiche che ricaveremo da economisti/e che non adottano necessariamente un taglio femminista.
Se a qualcuna di voi interessa lavorare su questi temi possiamo organizzare un gruppo.

Sonia Tsevrenis

lunedì 10 ottobre 2011

Sit-in in memoria delle vittime della tragedia di Barletta.

Le donne del 13 febbraio Siena – Comitato SeNonOraQuando -
invitano le cittadine e i cittadini a partecipare al sit-in in memoria
DELLE 5 DONNE MORTE PER LAVORO A BARLETTA
Siena Piazza Salimbeni giovedì 13 OTTOBRE 2011 alle ore 21,00
Il 3 ottobre 2011 cinque donne del sud sono morte tra le macerie dello scantinato in cui lavoravano.

Quattro di loro Tina, Matilde, Giovanna e Antonella non sono morte per una tragica fatalità.

Si trovavano in quel palazzo per lavorare e per lavorare senza diritti, senza sicurezza, senza legalità. Le donne morte nel sottoscala della palazzina di Barletta confezionavano tute e magliette per 3,95 € all’ora, moderne schiave di un Italia sempre più simile al Sud-Est asiatico.

Erano operaie tessili, come operaie erano quelle da cui è partita la lotta del movimento sindacale femminile, uccise da un incendio appiccato alla fabbrica in cui stavano scioperando.

L'assonanza con quell'episodio è inevitabile; sono passati oltre cento anni e, nonostante ciò, in Italia, le condizioni di vita e di lavoro di troppe donne sono precarie, a rischio, prive di diritti e dignità. Sono passati oltre cento anni e il potere contrattuale, tanto faticosamente conquistato, sembra essersi sciolto come neve al sole, di fronte a necessità talmente gravi ed urgenti che spingono ad accettare in solitudine qualsiasi ricatto.

La tragedia di Barletta non può lasciarci indifferenti, ne possiamo sottacere le responsabilità dell'attuale governo.

Per questo Le donne del 13 febbraio Siena – Comitato SeNonOraQuando organizzano una fiaccolata sit-in in memoria delle 5 donne morte per il lavoro, per esprimere solidarietà alle loro famiglie, ma anche per dire basta ad un governo che non riesce a garantire un equo sviluppo al proprio Sud, e non solo, che non sa offrire un futuro ai giovani e alle giovani, che non rispetta e non valorizza le donne.

La fiaccolata sit-in avrà luogo in Piazza Salimbeni Giovedì 13 ottobre alle ore 21.

Si invitano tutte le partecipanti e i partecipanti ad indossare una fascia nera al braccio in segno di lutto.

Sarà a disposizione un megafono per coloro che vorranno intervenire con il proprio pensiero.

All'iniziativa aderiscono 
la CGIL Toscana e di Siena - associazione Archivio UDI Siena - angela depasquale –elisa meloni – giuliana marchi – Centro culturale delle donne Mara Meoni – Assemblea beni comuni siena – SEL Siena - fabio lattanzio – PD Unione comunale Siena – Centro Pari Opportunità Val di Merse – claudia foti – agnello devila – on. susana cenni – Servizio Associato Centro pari opportunità Valdichiana –PD unione comunale poggibonsi – PD coordinamento provinciale siena – Presenti Differenti- margaret diehl.

per aderire scrivere a donnedel13siena@gmail.com

Assegnato a 3 donne il Nobel per la pace

da La repubblica.it - 7 ottobre 2011


Le parole dell'Assurda


di Serena Prinza
L’Unità online - 6 ottobre 2011
La morte a volte è ingiusta, anzi no. La morte è sempre ingiusta, ma a volta sembra proprio farlo apposta.
Lo scorso lunedì a Barletta crolla una palazzina, muoiono 5 persone, tutte donne, 4 lavoravano in un laboratorio tessile che si trovava al piano terra dell'edificio. La quinta vittima era una ragazzina di 14 anni, figlia dei titolari dell'attività.
La tragedia diventa una notizia, ma si aspetta la sentenza del processo Meredith a Perugia e quella morte, anche a distanza di anni, attira un pubblico maggiore. La morte non è tutta uguale.

Il giorno dopo, la tragedia della morte delle donne di Barletta potrebbe diventare indignazione. I presupposi ci sono tutti: una palazzina crolla nonostante alcune segnalazioni su certi scricchiolii, le donne lavoravano a poco meno di 4 euro all'ora e in nero, lo stesso colore del lutto. Sembra la fotografia di un paese che crolla e scavando tra quelle macerie ci si dovrebbe rendere conto di quanto siamo poco civili.
Già, la tragedia potrebbe essere un notizione, ma la sentenza del processo Meredith a Perugia è stata pronunciata la sera prima. Amanda e Raffaele sono liberi. C'è chi si indigna, ma per questo. L'indignazione non è tutta uguale.

Oggi a Barletta si svolgono i funerali delle vittime di quel crollo. Potrebbe essere il tempo della riflessione, del lutto, del ricordo.
I funerali potrebbero essere notizia di primo piano, ma c'è un altro lutto da piangere. Muore Steve Jobs. Questa è la notizia.
Il lutto non è tutto uguale.

E' andata male, malissimo. La morte è stata ingiusta.
E il mondo, oggi, forse è un posto peggiore.
A qualcuno viene l'idea di migliorarlo con il partito della gnocca.

giovedì 6 ottobre 2011

Solidarietà alle famiglie delle vittime della tragedia di Barletta

Le donne del 13 febbraio di Siena- Comitato SNOQ condividono il comunicato del comitato promotore Se non ora quando sulla tragedia di Barletta ed esprimono la sua solidarietà alle famiglie delle cinque donne morte per il lavoro.

Sul blog del comitato promotore SNOQ sono stati pubblicati e continuano ad essere pubblicati articoli e commenti a riguardo.

Report 5 ottobre.

Questo pomeriggio nel nostro incontro settimanale, abbiamo voluto iniziare con alcuni istanti di silenzio dedicati a Tina, Matilde, Giovanna, Antonella, Maria, tutte morte ammazzate per il lavoro. 

Quando si parla di lavoro, di crisi, di disoccuppazione spesso lo si fa snocciolando fredde cifre; dovremo abituarci a pensare che queste stesse cifre  ci parlano di milioni di storie individuali di persone in carne ed ossa che subiscono i contraccolpi di una crisi iniqua perché iniquo é l' ordine economico  mondiale che l'ha prodotta ed altrettanto inique sono le soluzioni proposte dal nostro governo. Da oggi dunque queste cifre hanno il volto e i nomi di queste cinque giovani donne, così come hanno il volto di Alima che vive in una baracca di 35 mq. con i suoi 4 figli nella periferia di una megalopoli della periferia del mondo; di Leandro, lavavetri di 10 anni, che l’unica cosa che vuole è un semaforo tutto per sé; di Pancho il contadino,  che ha venduto la terra dove era nato perché l’alluvione ha decimato il suo raccolto e non ha potuto pagare il prestito alla banca, e adesso vive nella periferia della periferie con Ramona che lavora 16 ore al giorno, mentre le loro bambine fanno le domestiche per pochi spiccioli nelle famiglie di classe media. Hanno il volto di Awa, che deve camminare per 6 ore al giorno per trovare una pozzanghera dove approvvigionarsi d’acqua, o di Ofelia, che per far campare i suoi figli e i suoi parenti, vive a Milano con i suoi sogni in un cassetto.
Queste situazioni non sono causate da fortuna o sfortuna, ma fanno parte di quel disegno che Mike Davis chiama “la costruzione politica del terzo mondo”, un terzo mondo al quale può risultare difficile assimilare il nostro paese, ma la tragedia di Barletta, la perdita costante e progessiva di tanti diritti, le discriminazioni nei confronti delle donne, la loro esclusione dal mercato del lavoro, ci stanno simbolicamente spingendo verso quell'area geo-politica.
Ma veniamo alla discussione di ieri pomeriggio che ha visto al centro un confronto su quanto emerso dalla riunione a Roma dei Comitati  SNOQ.
Mi sono impegnata a restituire un verbale più dettagliato possibile, ma come al solito chiedo a tutte coloro che erano presenti di integrare laddove lo ritengono opportuno e i miei appunti insufficienti:
Tatiana: la sua percezione é che molti comitati, compreso Roma, premano per arrivare ad elaborare proposte di governo per il Paese, partendo dai quattro temi richiamati anche nel report di Carla ed Ilaria: Welfare, lavoro, rappresentanza, rappresentazione. E' necessario intraprendere  iniziative a breve, medio, lungo termine ovvero
- a breve individuare i temi sui quali impegnarsi
- a medio orgnizzare l'iniziativa al Santa Maria della Scala dove potremo lanciare l'idea di costruire incontri con donne che appartengono alle associazioni di donne, al mondo del lavoro, all'Università ecc.
- a lungo impegnarsi per una nuova mobilitazione generale
Patrizia: afferma che dobbiamo arrivare a governare affrontando però tutti i temi, otre a quelli consueti, aprendo tavoli di discussione
Carla: fa un bilancio positivo dell'incontro, apprezza in particolar modo la sollecitazione a dire ciò che vogliamo, dopo la denuncia di ciò che non vogliamo. E' importante l'invito a coinvolgere altre donne anche attraverso il dialogo con donne dell'imprenditoria, del sindacato, dell'associazionismo delle donne
Ilaria: ha colto alcuni riferimenti che sottolinea come esperienze già in atto intorno ai tre dei 4 temi lanciati:  Lavoro/UDI di Bologna e gruppo delle giovani, rapresentazione/giornaliste, rappresentanza/Rodano (si rimanda per i dettagli al report). Al contrario avverte  una difficoltà rispetto al tema del welfare che lei definisce il punto di possibili conflitti, delineandosi sin da ora due posizioni decisamente distanti tra loro:
- la possibilità di creare un nuovo modello di sviluppo
- la possibilità di modificare l'attuale modelo di sviluppo
Silvia: riprende le parole di Tatiana su obbiettivi di breve, medio e lungo termine. E' necessario darci un ordine iniziando con l'incontro al Santa Maria dove sì proietteremo il video/cronaca del 9 e 10 luglio, ma dove dovremo essere anche capaci di comunicare la qualità del nostro lavoro e le prospettive che stiamo dando e che intendiamo dare. Opportuno sollecitare la presenza di donne che lavorano o sono impegnati nei diversi ambiti. L'iniziativa al Santa Maria può rappresentare un punto intemedio nel processo di costruzione di quel percorso che dovrebbe portarci all'iniziativa nazionale? E come articolare un nuovo modello di sviluppo? Potremmo pensare alla collaborazione con qualche esperta che ci accompagni nella difficile articolazione di questo tema?
Costanza: Tutto é molto stimolante, ma come possiamo intrecciare il lavoro locale con ciò che ci viene richiesto di produrre a livello nazionale? Il welfare, nella sua complessità, é probabilmente il centro che intercetta tutti i temi. Raccomanda di non tralasciare il nostro programma di lavoro. E' interessante incontrare le donne che appartengono ad altre realtà, ma va fatto dando loro delle prospettive. Condivide la proposta di Silvia di collaborazione con esperta/e, essendo noi anche un laboratorio di apprendimento.
Barbara: avverte tempi eccessivamente stretti rispetto alla vastità dei temi da approfondire. Sollecita l'iniziativa del Santa Maria per dare visibilità al Laboratorio come momento propedeutico all'incontro nazionale
Elena: come mettere a sistema tutto questo lavoro? E' arrivato il momento di trasformare la rabbia in proposta politica.Il report dell'incontro di Roma, conferma la validità e le modalità del nostro lavoro. Come possiamo inserire in maniera fruttuosa l'iniziativa del Santa Maria nel percorso che andiamo delineando? Il documento sulla manovra ha dimostrato tutta la difficoltà di come passare dalla critica alla proposta.
Samantha: d'accordo anche con Elena, finite le lamentele, ritorniamo a lavorare sul territorio; per coinvolgere altre donne, facciamo parlare i fatti: i benefici che si ottengono con le nostre azioni, sono benefici per tutte, questo conta molto per consolidarci; lavoriamo al confronto con le istituzioni
Giulia: sì al lavoro nel territorio, sente forte la necessità di far circolare anche al nostro interno maggiori informazioni sui temi proposti per approfondirli ed acquisire elementi maturi per la formulazione di una proposta concreta. Scegliere un solo tema o affrontarli tutti? Creare sottogruppi può aiutarci in questa strada? L'iniziativa del Santa maria potrebbe prevedere la strutturazione in gruppi di lavoro condotti da esperte? Inviare una e-mail a più donne possibili, dettagliando il nostro programa di lavoro e chiedendo attenzione, collaborazione e partecipazione.
Anna: per l'iniziaitva del Santa Maria abbiamo bisogno di andare oltre il 9 e 10 , pur ricordandone il significato attraverso il video realizzato da Silvia Folchi. Sarà anche l'occasione per verificare se il nostro laboratorio rappresenta un punto di riferimento per le tante donne che hanno partecipato al 13 febbraio e per coloro che sono nella nostra mailing list. Per questo dovremo puntare nella lettera di cui parlava Giulia, a spiegare che si sta aprendo un ragionamento sul nostro futuro. Tutte le tematiche richiamate a Roma sono importanti, dovremo però cominciare a costruire proposte concrete e, a proposito di "nuovo modello di sviluppo",  cominciare ad acquisire maggiori conoscenze servendoci anche del contributo di esperti/esperte per esempio in materia di economia. Non basta denunciare le responsabilità del vecchio modello di sviluppo, dobbiamo riuscire a riempire di senso e di concretezza il nuovo modello che vogliamo costruire
Antonia partendo dalla consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre carenze, non è facile assumerci responsabilità di governo. Per riprendere il tema del nuovo modello di sviluppo, possiamo fermare lo sfascio del welfare, ma dobbiamo anche denunciarne l'impianto familistico , la mancanza assoluta di qualsiasi riferimento alla condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne. Dobbiamo tenere in considerazione che tutto questo é un grande ostacolo per il lavoro delle donne. L'iniziativa del Santa Maria della Scala dovrebbe prevedere la presentazione della nostra carta di intenti, la sua sottoscrizione ufficiale e l'avvio di un serio confronto su welfare e nuovo modello di sviluppo. Antonia ha inoltre sollecitato la lettura delle interviste ad alcune/i esperte/i di Economia, pubblicata alcuni mesi fa sul blog del comitato promotore e che potete trovare qui.
Claudia percepisce un momento di confusione nel distinguere la parte politica da quella tecnica.
Tommasina  l'associazione Archivio dell'UDI sta organizzando due incontri il 21 ottobre a poggibonsi ed il 3 dicembre a Siena, in perfetta simmetria con i temi proposti e discussi questa sera. La realtà quotidiana é estremamente complicata ed ostinata nel non riconoscere la soggettività delle donne.E' quindi necessario per un cambiamento sostanziale tenere presente la cultura patriarcale e l'impianto familstico che sottendono alla costruzione del nostro welfare
Siva si fa portavoce di Annamaria Romano (comitato snoq di Firenze) a proposito di un incontro chiesto dalla Presidente della Comissione Regionale per le Pari Opportunità con i comitati toscani.
A questo punto, considerata l'ora, abbiamo ritenuto opportuno non prendere nessuna decisione operativa e rinviarla alla prossima riunione.
Termino questo lungo e senza dubbio parziale verbale, facendo presente che le parole riportate sono solo una modesta rappresentazione della passione e dell'attenzione che le hanno accompagnate durante tutto il tempo del nostro incontro. Questo per non dimenticarci che la forma, impossibile da restituire attraverso la sintesi di un verbale, dà però piena sostanza ai contenuti.
Prossimo appuntamento mercoledì 12 ottobre ore 17,30 Stanze della memoria.
Questa volta sì, proietteremo in anteprima il video sul 9 e 10 luglio realizzato da Silvia Folchi e discuteremo sull'organizzazione dell'iniziativa al Santa Maria della Scala.
Un buongiorno a tutte, vista l'ora    Albalisa

mercoledì 5 ottobre 2011

Non ho l'età....

La copertina del 25 Settembre del New York Magazine era dedicata ad una Demi Moore sui generis. Una donna anziana, nuda, di profilo, che con una mano copre pudicamente il seno e con l'altra sostiene un pancione. La foto ritrae Ann Maloney durante una delle gravidanze che l'hanno resa madre di due bambine a 50 e 53 anni.


La storia della Maloney non è particolarmente originale: ha rinviato la maternità anno dopo anno, per via di un matrimonio fallito alle spalle, di uno scatto di carriera arrivato tardi e che ha richiesto anni di sacrifici e studio intenso per poi cambiarle radicalmente la vita portandola dalla provincia texana a New York. Quando ha incontrato John Ross, il suo secondo marito e il futuro padre delle sue figlie, aveva 47 anni ed era finalmente pronta ad avere figli.

Anche John aveva sentito la campanella del desiderio di prole, ma entrambi erano consapevoli che alla loro età le possibilità di avere dei figli naturalmente erano quasi nulle. Così dopo i primi prevedibilmente inutili tentativi, hanno deciso di ricorrere alla tecnica: lo sperma di John, l'utero d'Ann e gli ovuli di una giovane donatrice.

Ann Maloney ha partorito la sua prima figlia Isabelle nel 2001. Adesso ha 60 anni, suo marito 66 e le loro figlie 10 e 7 anni.

Nelle società occidentali l'età media della prima maternità continua a crescere. Mentre tra i 20 e i 30 anni sono sempre meno le donne che mettono al mondo un figlio, cresce a poco a poco il dato tra le donne di mezza età. A riguardo, l'Italia detiene un vero e proprio primato tra i paesi occidentali : quasi il doppio rispetto a Francia, Spagna, Olanda, Svezia, Danimarca e Stati Uniti.

Le ragioni per cui le giovani donne tendono a posticipare sempre più la prima gravidanza, sono eminentemente materiali.

In Italia il tasso di disoccupazione oscilla su cifre preoccupanti e nelle statistiche le ragazze si fanno notare perché quasi una su due non trova lavoro. Quando sono fortunate, le giovani italiane che trovano lavoro, rispetto ai coetanei sono collocate nelle fasce contrattuali più deboli. Infine, siccome la nostra società riconosce il valore sociale della maternità, i datori di lavoro possono impugnare le dimissioni in bianco contro la sciagurata che, non paga del lusso di aver trovato lavoro, decide di rimanere incinta! Di fronte alla crisi economica il governo italiano non è riuscito a far di meglio che scaricare le conseguenze sugli under 35 e, nel frattempo, lo stato sociale continua nella sua latitanza, privando le giovani coppie per non dire le donne sole, di sostegni di qualsiasi tipo.

Così mentre le ragazze smettono di fare figli, cominciano a farli le nonne.

Adesso che la tecnica può far scavalcare il limite naturale della menopausa, qualcuna potrà realizzare quel sogno di onnipotenza che ci vuole capaci di fare tutto e bene in una vita sola (qualcuna ricca, naturalmente, perché le tecniche di fecondazione hanno un costo, che si moltiplica ad ogni tentativo).

La storia di Ann suscita una considerazione amara: in una fase in cui le ragazze che desiderano un figlio sono costrette a rimandare all'infinito, finché non si dimenticano pure di averlo desiderato, il moltiplicarsi di puerpere dai capelli bianchi sembra la profezia di un destino beffardo.

Carla Fronteddu

martedì 4 ottobre 2011

Nuova finestra...


Abbiamo aggiunto una nuova finestra al blog si intitola News e la aggiorneremo ogni volta che ci sarà un articolo da segnalare.
Per adesso trovate l'articolo sull'incontro nazionale delle rappresentanti dei comitati SNOQ, che si è tenuto a Roma domenica 2 ottobre, pubblicato su Delt@
Buona lettura!